venerdì 30 dicembre 2011

Casa dolce casa

Sarà quel freddo umido che ti entra nelle ossa, sarà che in bicicletta ci vado anche se nevica, ma la tosse proprio non ne voleva sapere di passare.

Eppure ho bevuto litri di sciroppo, eppure ho anche quasi pensato di mettermi la maglietta della pelle, ma niente, la tosse proprio non passava.

Dopo un mese di rantolii e spasmi bronchiali di quelli che ti svegliano nel cuore della notte ho deciso di farmi visitare da un medico. Diagnosi: "É impossibile che lei non abbia la febbre, si prenda un antibiotico, queste pastiglie, questo sciroppo e si vada a fare i raggi per escludere una polmonite"

Io ho eseguito alla lettera: mi sono impasticcato, ho bevuto l'intero flacone e ho escluso la polmonite, ma la tosse non è passata.

Poi sono andato a fare il Natale a Genova: sole, 13 gradi, il saloni nell'aria e la tosse è finalmente passata.

domenica 18 dicembre 2011

Metereopatia

Mi sono accorto di essere metereopatico un sabato mattina andando a fare la spesa in bicicletta mentre il sole splendeva alto nel cielo.
Il Lussemburgo visto attraverso i Persol sembra più bello del solito: gli alberi scintillano, il fiume brilla e pure la tosse che mi affligge da settimane concede una tregua di un paio d'ore.
So che è un evento eccezionale, so che presto tornerà il solito cielo grigio e infatti non mi stupisco di ritrovarmi in piedi sui pedali minacciato da nuvoloni neri sulla via del ritorno.


La perturbazione rimane appesa per tutto il pomeriggio, gli occhiali da sole tornano ad ammuffire nella custodia e l'umore si adatta ai nuovi colori: presto tornerà il piovoso inverno lussemburghese.


La svolta inaspettata, un vento freddo regala dei fiocchi grandi così che ricoprono prati, macchine, strade di polvere bianca.
La neve, la prima neve lussemburghese che fa Natale molto più di un Rösti o un Glühwein ai mercatini, molto più delle luminarie e delle vetrine addobbate.


Alzarsi da tavola per correre a spiaccicare i nasi contro il vetro a guardare fuori la neve che cade giù e farsi gli auguri tirandosi le palle di neve anzichè col solito brindisi: anche questo è Lussemburgo!

lunedì 28 novembre 2011

Addendum a "Il ragazzo di campagna"

Ovvero le 10 cose che non ci sono in Lussemburgo, che anche Londra se le scorda, ma che a Barcellona sono di casa:


  1. I motorini, gli skater e quelli con i roller
  2. Chi entra in metro con la tavola da surf sotto braccio, anche a Novembre
  3. Le strade piene di gente la notte
  4. La clara e la sangria
  5. Il mare
  6. Le gare di castelli di sabbia, gli artisti di strada e le crew che ballano in centro
  7. La tortilla, il solomillo, le patatas bravas
  8. I Catalani
  9. 25 gradi, il sole, i viali alberati
  10. La gente che sa come godersi la vita

lunedì 14 novembre 2011

Il ragazzo di campagna

Ovvero le dieci cose che ci sono a Londra ma non in Lussemburgo e viceversa.

A Londra ci sono:

  1. Gli autobus e i taxi di Londra, quelli a due piani o con i sedili ribaltabili
  2. La metro
  3. Club a gogo
  4. Tutti i tipi di birra
  5. Hyde Park
  6. La Regina
  7. Fish and chips e hamburger bacon and cheese
  8. Gli inglesi
  9. I negozi aperti la domenica
  10. Lo stress, il traffico, la folla di una grande metropoli
In Lussemburgo ci sono:
  1. I taxi anche la notte del sabato sera
  2. L'aeroporto a 10 minuti di autobus
  3. L'Ikki ovvero un ristorante sushi che si trasforma in discoteca rispolverando la playlist del Club Med anni '90
  4. Solo la birra lussemburghese che se non viene esportata ci sarà un perché
  5. La valle della Petrusse, che comunque tanto male non è.
  6. Il Granduca
  7. Piatti tipici lussemburghesi (mah?)
  8. I francesi
  9. I negozi aperti massimo fino alle 18:00
  10. La calma, la pace e la tranquillità di un paesino di campagna

venerdì 21 ottobre 2011

30 anni in Lux

Molti si chiederanno com'è compiere trent'anni in Lussemburgo.

Credo sia esattamente uguale a compierli in qualunque altra parte del mondo: la tartaruga che hai al posto degli addominali si capovolge e decide di mostrare a tutti il suo guscio, i capelli più chiari che spuntano qua e là non sono un revival della chioma bionda che avevi da piccolo, ma un anticipo della pelata bianca che avrai e quel dolore alle costole che ti mozza il fiato non è un pneumotorace, ma un invito a correre meno chilometri e a farlo più spesso.

Trent'anni arrivano così. Inaspettatamente.
Iniziano quasi il giorno prima, tra una telefonata della nonna che ti fa gli auguri in anticipo perché, cito testualmente, "domani ho mille impegni e non so se ho tempo per chiamarti" e la migliore amica che ha sonno e non riesce più ad aspettare la mezzanotte e ti chiama appena butti già con la nonna.

Trent'anni arrivano proprio così. Improvvisamente.
Da un giorno all'altro ti dimentichi le cose, gli spagnoli ti battono a calcio con tanto di sombrero e il venerdì sera hai sonno, tanto sonno.

Poi ripensi che nel decennio appena trascorso ti sei stirato un muscolo starnutendo, hai dimenticato di fare gli auguri a tuo fratello quando era il suo di compleanno, gli spagnoli hanno vinto il mondiale e hai cancellato da tempo sabati e domeniche mattine dal calendario (a meno che non ci sia da andare a sciare)... e allora scopri che con i 29+1 non è cambiato molto.

Un taglio alla barba con la speranza di tagliare via anche qualche annetto, un paio di litri di birra per sconfiggere la 3-fobia, gli amici vicini e lontani che se la ridono e ti prendono in giro come tu hai fatto quando toccava a loro e inaspettatamente, quasi improvvisamente questo trentesimo compleanno volge al termine.

Per sentirmi maturo e saggio aspetterò i quaranta.

martedì 11 ottobre 2011

Quando sul blackberry non ti arrivano più mail

Una trasferta nella settimana in cui la Rim ha deciso di non inviare più mail sui blackberry non è poi così male. All'inizio guardi la lucina rossa che non lampeggia più e temi il peggio: una bomba in Lussemburgo, un attacco alla rete delle telecomunicazioni, una catastrofe su scala mondiale, una bolletta non pagata.
Dopo aver tirato due accidenti perché neppure la rubrica globale dei contatti aziendali funziona, ti rassegni alla tua condizione di eremita sperso nel cuore del Veneto, condizione peraltro sopportabilissima.
Per una volta niente pranzo a ticchettare sulla tastiera, niente mail che tolgono l'appetito. Il blackberry giace lì sul tavolo, inerme, inutile, insignificante come un cono senza il gelato, come una bicicletta senza le ruote, come un libro con tutte le pagine bianche.

Poi ho collegato il pc alla connessione dell'albergo e tutto è tornato come prima.

mercoledì 28 settembre 2011

Italia Spagna 5-4

La cosa bella di lavorare in un ambiente internazionale è quella di poter sfidare a calcio gli spagnoli del piano di sotto.
La cosa bella di vivere in Lussemburgo è che la partita puoi giocarla in pausa pranzo su un prato a 5 minuti dall'ufficio, in uno di quei campi po' in discesa, con le porte in ferro, senza linee laterali, di quelli che quando sbagli un cross devi andare a recuperare la palla nel giardino del vicino o giù nel bosco.

Come bambini tutti a rincorrere il pallone e a gridare "passa qua".
Come bambini tutti a provare improbabili tunnel e giocate da campioni.
Unica differenza è che il ruolo più ambito non era la punta, ma il portiere: problemi di fiato.

E' iniziata con gli spagnoli che ci invitavano a non fare il solito catenaccio. E' finita 5-4 per l'Italia con tanto di autogol decisivo a tempo ormai scaduto di quelli che insaporiscono la vittoria con quel gusto di rapina.

Tornare in ufficio fischiettando "Seven nation army" e festeggiare a kebab e coca-cola, rigorosamente zero, non capita tutti i giorni.

venerdì 23 settembre 2011

La birretta del venerdì

Una tranquilla serata in ufficio ti guardi intorno e vedi che c'è meno gente del solito. Rapido sguardo al calendario e ti accorgi che è venerdì. Ore 20:30 un weekend intero davanti e tu non hai pianificato nulla. Per la cena è tardi, ma forse sei ancora in tempo per una birra. Lanci due messaggi in giro e ti ritrovi a un tavolo con una greca (l'unica buonanima che ti ha risposto), un inglese, una lituana, un vietnamita e una francese.
Detta così sembra l'inizio di una barzelletta e invece ascolti la storia di un inglese che ha passato le vacanze in una fortezza raggiungibile solo durante la bassa marea su un'isola di 200 anime (tutte imparentate tra loro), di un vietnamita arrivato in Lussemburgo nel 2001 appassionato dei tuoi stessi sport che ha appena comprato casa con la sua ragazza, la francese che come la lituana, manco a dirlo, lavora in banca. E mentre passa un arabo che, prendendosi una pausa dalla gara a chi beve più shots in corso al suo tavolo, pretende di indovinare la nazionalità delle persone sentendone pronunciare il nome pensi che solo in Lussemburgo ti possono capitare serate così.

domenica 11 settembre 2011

La lista della spesa

Quand'ero bambino il mio pranzo domenicale preferito erano le cotolette alla milanese con le patatine fritte fatte in casa. Entravo in cucina e lo sfrigolare dell'olio in padella era un chiaro invito a divorare il primo qualunque esso fosse.

"Non è che uno cresce e deve perdere le buone abitudini", pensavo ieri al supermercato, "due fette di vitello qualche uova e domani ritorno bambino."
Avevo sottovalutato il problema del pangrattato: avanti e indietro per i corridoi, chiedo l'aiuto di un commesso, ma niente da fare, devo desistere: in Lussemburgo non esiste il pangrattato confezionato.
E insieme al pangrattato ci sono un altro paio di cose che mi piacerebbe trovare, ecco la lista:

  • Vero prosciutto di Parma: va bene che qui l'estate dura un attimo, ma appena c'è l'occasione non vorrei rinunciare in partenza a prosciutto e melone.
  • Rucola (c'è), grana (facciamo finta che ci sia), bresaola della Valtellina (ecco questa proprio manca)
  • Il basilico di Pra, ma quello non lo trovo a Milano figurati qui.
  • I ravioli e la pasta fresca, non quelli di Giovanni Rana.
  • Una mozzarellina di similbufala
  • Il gelato, quello vero

Per fortuna che la Nutella si trova ovunque.

martedì 6 settembre 2011

Sul volo LH 1856

Una conversazione che inizia con "I'm a gipsy" e io che capisco "I'm an Egyptian" ha tutti i presupposti per farmi passare un piacevole Monaco-Malpensa.
Eh sì, perché questo signore che mi siede a fianco invadendo lo spazio che spetterebbe al mio gomito in realtà è tedesco e fa il buyer come me. Solo che invece di comprare scarpe, lui gira l'Europa per discariche alla ricerca di carta da poter riciclare.
Schivo un non troppo insistente tentativo di propinarmi un suo caro amico come fornitore con un "interesting, but..." accompagnato da tanto di sorriso e la conversazione atterra su quello che scopro essere uno dei suoi campi di battaglia preferiti: gli aneddoti sulla vita e sul lavoro.
Lui parla e io ascolto.
Partiamo dai giovani che hanno tentato di fregargli la poltrona e che lui ha silurato "se trovi uno più in gamba di te, l'unica cosa che puoi fare è tagliarlo fuori" passiamo da cosa servirebbe per corromperlo "5 milioni di euro, una cifra che ti permette di andare a vivere da re in un paese che non ha l'estradizione" per arrivare a quella volta che ha smesso di fare l'amore per rispondere a una telefonata di lavoro.
Ci soffermiamo su quanto poco senso abbia essere ricchi sfondati se poi devi vivere sotto scorta perché hai paura di essere ucciso o rapito o quale intervento di chirurgia plastica uno cerca di evitare comprandosi un SUV.
Scopro così di essere seduto a fianco a una versione di Barney decisamente più cattolica (ha tradito la ex moglie con il lavoro), ma non per questo meno romantica (ha appena comprato casa in un paesino a poche centinaia di metri dalla sua compagna, conosciuta quando ormai si era arreso a morire solo) o meno eccentrica (possiede 5 Nokia 6610 il migliore telefono mai prodotto: indistruttibile, consuma poca batteria e non legge le mail).
Ci salutiamo tra un augurio di buone negoziazioni e  un invito al carpe diem mentre la musichetta del Nokia che si accende mi fa lo stesso effetto che ascoltare un pezzo degli anni '90 alla radio.

giovedì 1 settembre 2011

Ritorno a casa

Aprendo la porta del mio appartamento dopo due settimane di Grecia ho l'impressione di trovarmi in una camera d'albergo: un ambiente protetto, ma temporaneo. Vuoi che il rientro dalle vacanze porta con sè la sua dose di tristezza, vuoi che vivo qui da tre mesi, ma non riconoscevo come "mio" quel monolocale.

Ci hanno pensato il frigo vuoto e le bollette da pagare a ricordarmi che lì ci abito per davvero.

Bevendo una birra per alleviare il magone da rientro, riflettevo che non è solo casa mia che meriterebbe un approfondimento, ma tutto il Lussemburgo.

L'occasione è arrivata insieme alla necessità di andare a pagare in centro, durante una pausa pranzo, proprio quelle bollette che avevo trovato sul divano: non mi ricordavo dove abitavo, figurati il codice per fare i bonifici on line.

Sceso dall'autobus mi ha accolto la solita ramata d'acqua alla quale ho opposto il mio ombrello tascabile, ma questa non è una novità. La vera sorpresa è stata quella di trovare tutta quella gente a pranzare sotto tendoni scroscianti o in ristoranti e baretti che avevo sempre visto chiusi. La movida che non ti aspetti: negozi aperti, pieno così di persone, altro che insalatina recuperata in ufficio.

Anno (scolastico) nuovo, regole nuove:
Primo: andare a pranzo in piazza almeno una volta a settimana.
Secondo: iniziare a utilizzare le docce dell'ufficio per una corsa mattutina o una partitella a calcetto a mezzogiorno.
Terzo: finire si studiare il francese e iniziare col tedesco
Quarto: trovarsi una squadra di pallavolo o una palestra per arrampicare
Quinto: etc., etc., etc.,

Se rispetto i primi due punti son già felice.

domenica 7 agosto 2011

L'ufficio ideale

Non ho una foto della vista che ho dal mio ufficio, ma vi posso garantire che non è quella qui sotto.

"Se ti piace il mare perché diavolo sei andato a vivere in Lussemburgo" vi verrebbe voglia di dirmi. Ma a me piace la montagna e poi non è questo il punto.

Il punto piuttosto è perché uno decide di aprire l'HQ in Lussemburgo piuttosto che in un'isola greca. La qualità della vita nel Granducato è piuttosto alta, ma rimane impalpabile di fronte al piacere di una pausa pranzo al mare. Certo c'è il centro squash di Sandweiler, ma non è proprio la stessa cosa del centro kite di Paros. Anche sulla logistica ci sarebbe quantomeno da ridire: i fornitori o clienti distano uguale sia che tu parta da Santorini o dal Lussemburgo che è forse uno dei posti meno collegati in Europa.  Questo vale piuttosto per Milano dove effettivamente sono tutti lì, ma il perché sono tutti lì è da scoprire. Quindi? Facile: paradiso fiscale, eccetera, eccetera. Un senso ce l'ha aprire la sede in Lussemburgo, un senso pratico, meramente economico, ma comprensibile.

Mi rivolgo invece a te guidatore di Q7 che le domeniche d'estate mi intasi la Serravalle e quelle d'inverno la Milano-qualunquePostoNelleAlpi: che senso ha vivere in una città da cui scappi appena puoi? Beh perché sono tutti lì, l'abbiamo detto sopra.
Perché siamo dei pecoroni, aggiungo io e vorrei tanto beccare il primo che ha aperto l'ufficio all'ombra della Madonnina costringendo milioni di persone a finesettimana da nomadi.

Chissà se funzionerebbe un HQ in Sardegna o a Malta. Il dubbio mi rimane insieme alla certezza che in posti così belli sicuramente si lavorerebbe un po' meno, ma sai che spettacolo una riunione in barca a vela?


sabato 6 agosto 2011

Pronti....via!!

Chissà come dev'essere andare al mare d'inverno. Quella strana sensazione di aprire l'armadio alla ricerca di un costume, di spostare i maglioni per trovare le magliette da spiaggia, di sostituire sciarpa e guanti con le infradito.

Guardo fuori e piove e se per caso non piovesse, pioverà di sicuro. Sull'attacappanni all'ingresso il giubbotto leggero da moto (anche se giro in bicicletta) fa compagnia all'ombrello ancora umido dopo l'ultima lotta con un acquazzone.
Il borsone è aperto davanti all'armadio. Sposto i pantaloni lunghi alla ricerca dei bermuda, i teli da spiaggia sono introvabili, sepolti tra i piumoni e mi tocca togliere le ragnatele dalle stanghette degli occhiali da sole.

Eh si dev'essere proprio strano preparare la valigia per andare al mare d'inverno un po' come se, vivendo in Lussemburgo si decidesse di passare l'estate in Grecia.

lunedì 1 agosto 2011

Un lunedì con un sole così

A Milano capitano sempre quei lunedì di primavera con un sole così dopo una domenica di temporali. Saranno uno o due l'anno, ma ti ricordi pure le date da quanto ti sale la carogna.

In Lussemburgo c'è il tempo che c'è, il sole fa la sua comparsata quelle due tre volte al mese tra un tuono e una saetta. Non può succedere anche qui, non ci si può accanire con chi ha già poco, sarebbe cattiveria.

E invece, dopo un mesetto di pioggia quasi quotidiana, proprio oggi, proprio un Lunedì, un sole così.
Non vi dico la carogna.

martedì 26 luglio 2011

La regola dei fiori

Capita che a una cena qualche amico racconti una storia divertente, originale o che semplicemente faccia riflettere. Capita anche che qualche altro amico commenti: "Dani, potresti scriverla sul tuo blog."

Normalmente, pur apprezzando questo tipo di richieste devo far notare che per essere pubblicata su Italolussemburghese una storia deve avere a che fare, almeno lontanamente, con il Lussemburgo e nel 99,9% dei casi non c'è verso.

Ma le regole sono fatte per essere infrante e questa è l'occasione.

Lui la conosceva già, almeno di vista, ma fino al venerdì prima non ci aveva parlato molto. Poi quella sera l'ha incontrata in un baretto sul mare. Prima una birra poi un'altra poi forse l'estate e si è ritrovato a casa di lei. Non è che ci avesse veramente pensato che potesse finire così, ma la cosa non gli è dispiaciuta, anzi. Quando lei l'ha invitato a cena una settimana dopo ha quasi pensato che potesse nascere una storia e forse per questo è andato a comprare un mazzo di fiori. Gli sembrava una cosa carina, il giusto mix tra romanticismo e ironia tanto per impressionarla.

Lei sapeva già tutto di lui anche se non ci aveva quasi mai parlato. Quando le ha offerto da bere quella sera ha fatto un cenno alla sua migliore amica che si è allontanata con la scusa di andare in bagno. Due chiacchiere hanno confermato che era quasi simpatico come si diceva in giro. Poi lei ha detto di essere stanca e si è fatta accompagnare a casa. Dopo un'oretta che parlavano in macchina sotto il portone di lei e lui non ci provava, lei esasperata gli ha chiesto di salire a bere una cosa che il sonno le era passato.  Carino ma non bellissimo, simpatico, ma non brillante, rimandato a una cena la settimana successiva.

Poi lui si è presentato con un mazzo di fiori, lei l'ha preso senza quasi ringraziare pensando che una bottiglia di buon vino sarebbe stata di gran lunga meglio. Con la scusa di andare a prendere un vaso più grande ha scattato una foto e ha mandato un MMS alla sua amica: "Mi ha portato dei fiori....."

Lui due ore dopo si è ritrovato sulla via del ritorno chiedendosi dove aveva sbagliato, perché se era andato in bianco doveva aver sbagliato qualcosa.

Lei nel frattempo era al telefono con la sua migliore amica: "Capisci, mi ha portato dei fiori! I fiori sono come la prova del nove: te li deve portare la persona giusta al momento giusto. Altrimenti è patetico!"

Lui, ovviamente, ci è rimasto sotto.

Morale: qualunque cosa tu faccia potrà essere usata contro di te.

ps: potrebbe essere autobiografica, ma non lo è: dedicato a una persona cara!

domenica 17 luglio 2011

Previsioni meteo

Ogni mattina un Lussemburghese si sveglia, sa che dovrà prendere l'ombrello se non vuole rischiare di bagnarsi.
Ogni mattina una nuvola nel cielo sa che passando sopra il Lussemburgo troverà un Lussemburghese che si è dimenticato l'ombrello e si divertirà a bagnarlo inseguendolo per il Granducato.
Quando il sole sorge, non importa se il cielo è sereno, non importa se è estate o inverno: è meglio che prendi un ombrello.

martedì 12 luglio 2011

Trovate la differenza

L'azienda per cui lavoravo a Milano aveva due uffici: la sede vicino a Stazione Centrale dove lavoravo io e la filiale verso sud di Milano dove andavo di tanto in tanto. Niente metro, impossibile da raggiungere con i mezzi, se non beccavo traffico erano 40 minuti di macchina tra un ingorgo e un semaforo.

L'azienda per cui lavoro in Lussemburgo ha due uffici: la sede vicino a Clausen dove lavoro io e un'altra sede a Grund.  Qui in Lussemburgo gli uffici sono tutto tranne che dei grattacieli e in un edificio solo non ci stiamo tutti. Di tanto in tanto mi capita di dover parlare con i colleghi che stanno nell'altro ufficio. Niente metro, impossibile da raggiungere coi mezzi, se non piove sono 7 minuti di bicicletta lungo il fiume con tanto di passaggio per le vecchie mura della città.

Basta poco per convincersi di aver migliorato la qualità della vita o forse basta veramente poco per migliorarla davvero.

lunedì 11 luglio 2011

Caro ladro di biciclette lussemburghese,

si proprio tu, che la notte del compleanno del Granduca hai provato a rubarmi la bicicletta.
Un po' mi fai tenerezza perché con meno di 200 € te la potevi comprare da Decathlon, ma soprattutto caro Arsenio dei miei stivali ne deve passare di acqua sotto i ponti prima che tu riesca a fregarmi la bicicletta.
Eppure eri partito bene, avevi svitato il perno che tiene la ruota anteriore facendo finta di armeggiare con la catena. Noncurante del fatto che avevo parcheggiato sotto un lampione al Grund visibile da mezza città, hai provato a staccare la ruota, ma proprio non voleva venire. Allora ti sei girato hai visto due ragazzi che ti guardavano e hai pensato: "mi hanno beccato!" e invece erano due ubriaconi che manco si erano accorti che eri lì. Ti sarai detto: "Faccio un ultimo tentativo e poi scappo" e con tutta la forza che avevi in corpo hai cercato di tirar via la ruota, ma niente.
E allora preso dal panico e dallo sconforto ti sei sfogato come potevi: hai preso il perno e l'hai gettato lontano chissà dove, magari nel fiume lì vicino e sei andato via con la testa bassa.

Non te la prendere, la prossima volta se oltre a svitare il perno apri anche la pinza del freno vedrai che la ruota la riesci a togliere.

Ma la con la mia bicicletta non hai più speranze, lasciala stare. Eh sì, simpatico aspirante Diabolik, non solo mi sono accorto in tempo che c'era qualcosa che non andava e ho evitato di tirare una facciata per terra, ma la settimana scorsa sono passato da Bologna, dove le biciclette le rubano sul serio e sai cosa mi sono comprato?
Un bel kit anti furto non solo per la ruota davanti, ma anche per il sellino.
Quindi lascia perdere, torna a occuparti di tricicli e a rubare le caramelle ai bambini.

Ti auguro di venire presto beccato,

Una tua quasi vittima.

ps: non ti dico che accidenti ti ho tirato dietro quella sera che mi sono fatto dal Grund a casa mia a piedi alle 4 di notte....

domenica 10 luglio 2011

È arrivata l'estate

L'avevo sospettato un paio di settimane fa quando il termometro nel Granducato aveva sfiorato più volte i 27 gradi.
La prima, vera conferma è arrivata la settimana scorsa quando in abito da matrimonio mi aggiravo alla ricerca di fornitori nel nord est italiano, letteralmente sciogliendomi al sole.
Ma la prova provata che siamo nel bel mezzo dell'estate l'ho avuta domenica scorsa a S. Fruttuoso di Camogli: spiaggia piena, mare temperatura tropicale, barche attraccate a ogni possibile scoglio, sassi che scottano e io che come ogni anno mi sono dimenticato le ciabattine.


Vivendo in un paese dove al mattino apro le tapparelle e se è bello prendo ombrello e bicicletta per andare al lavoro, mentre se è brutto prendo solo l'ombrello non è così facile distinguere l'alternarsi delle stagioni.
Se uno proprio non sta lì a controllare ogni giorno se il solstizio d'estate è già passato o no, beh può anche non accorgersi che la primavera è bella che finita.
Prima che finiscano anche i last minute sarà il caso che vada a prenotarmi una vacanza: passare le due settimane centrali di Agosto in Lussemburgo potrebbe non essere il massimo della vita.

venerdì 1 luglio 2011

Appendice del compleanno del Granduca

Passando a trovare mia nonna vengono fuori anche questi dialoghi che riporto integralmente senza aggiunte nè modifiche.

Nonna: "Raccontami del compleanno del Granduca, era bello?"
Io: "Si molto, c'erano i fuochi, palchi con musica di ogni genere, discoteche all'aperto fino a tardi"
Nonna: "E la festa?"
Io: "La festa a palazzo dici? Quella con gli ambasciatori?"
Nonna: "Si, si quella! Com'era il palazzo?"
Io: "Beh a quella non ci sono mica andato, ho visto solo gli ambasciatori della varie nazioni entrare."
Nonna: "Ah, non ti sei imbucato?"
Io: "Nonna a quelle feste non ci si imbuca, ci vuole l'invito"
Nonna: "Ma non ci hai neanche provato?"
Io: "Ma c'è la polizia ovunque, non fanno avvicinare nessuno, non è mica come nei film!"
Nonna: "Eh si, figurati se un bel ragazzo come te non lo facevano entrare, non ti sarai vestito bene..."

E qui il pezzo potrebbe finire, ma il discorso va avanti e mia nonna mi racconta di aver scoperto una sede del Granducato del Lussemburgo a Genova proprio nello stesso grattacielo di un istituto privato dove era andata a fare delle visite.
Per un attimo penso di chiederle se ci si è imbucata, ma poi desisto temendo che la risposta sia affermativa.

martedì 28 giugno 2011

Trucchi e trucchetti

Sarà che avevo appena pagato una colazione allo Sheraton di Malpensa qualcosa come 19 euro (mi avevano fatto intuire fosse inclusa) e mi sentivo già abbastanza preso in giro.
Sarà che il risotto della sera prima (stesso albergo, 22 euro) mi era rimasto sullo stomaco.
Sarà che ci sono quelle mattine che ci metto un po' più del solito prima di fate il primo sorriso della giornata.

Ma quando la signorina dell'autonoleggio Budget (un nome, un programma) mi ha gentilmente fatto notare che la mia tariffa non comprendeva la RC auto e mi ha chiesto se la volevo, un po' mi sono girate. E ho fatto proprio fatica a trattenere un "Mi scusi le gomme ce le ha o sono un optional?".
Mordendomi il labbro mi è uscito un comunque non troppo amichevole: "Pensavo che in Italia fosse obbligatoria per legge"
Al che lei replica: "Molti americani ce l'hanno di conseguenza non la mettiamo nella tariffa base"
Si meriterebbe un "Può essere, ma Malpensa mi risulta Europa".
"E quanto sarebbe il supplemento?" chiedo seccato.
"293 euro più iva"

Rapido check al banco della Hertz dove la coda arriva al terminal degli arrivi, da Maggiore l'ultima volta mi hanno affittato una 500 con gli interni di un treno regionale degli anni '80, Thrifty mi ha da poco rifilato una sola a benzina con 60000 km, un cartello che diceva se vuoi puoi anche comprarla e il liquido lavavetri finito, Avis costa uguale e magari non hanno macchine. Accettare la quasi triplicazione di quanto pattuito è la scelta più indolore.

"La prendo, ma eviti lo sforzo di registrarmi come cliente visto che è impossibile che mi rivediate"
"i prezzi non li faccio mica io" replica questa dimostrando meno attaccamento alla maglia di Ibrahimovic.

Ancora gliene viene...Ommm...

giovedì 23 giugno 2011

Il compleanno del Granduca

Mi immaginavo una festa nazionale simile alle nostra sagre in riviera, che so i fuochi di Recco, la sagra del pesce di Camogli, con i banchetti e l'orchestrina che suona. Perché una città con quasi 100.000 anime anche se è la capitale di uno stato assomiglia di più a un paesello.

E invece chi l'avrebbe mai detto che al Granduca piace la musica techno?
E non solo quella....palchi in ogni angolo del centro, sulle mura e sul fiume ognuno con il suo genere: rock, disco, classica, jazz, revival, etc. Poi i fuochi e che fuochi, roba che la due giorni a Recco impallidirebbe. E gente ovunque tanto che ti chiedi da dove diavolo sono il resto dell'anno.

Quel tranquillo paese del Lussemburgo trasformato in un party a cielo aperto una delle poche serate che la pioggia ha dato una tregua. Da non credere. Quando alle 4 passate ho abbandonato il centro la notte bianca lussemburghese era ancora nel pieno e anche se mi hanno smontato la gomma davanti della bicicletta e sono dovuto tornare a casa a piedi non me la sono presa così tanto perché di serate così se ne vedono poche.

domenica 19 giugno 2011

Il teletrasporto

Parlo con i miei amici più lontani via Skype, so sempre cosa fanno e dove sono tramite Facebook e quando proprio non ci incontra on line, beh c'è sempre la classica vecchia mail per tenersi aggiornati. Loro leggono i miei pensieri sul blog ed è come se non fossi mai partito.

E' facile non perdersi di vista, anzi ora che per necessità comunico in maniera multimediale alle volte mi sembra di sapere più cose su chi per un motivo o per l'altro non riuscivo a frequentare così spesso come avrei voluto.

E' ovvio che tra amici il vero piacere è stare insieme, trovarsi a chiacchierare di fronte a una birra e non con davanti lo schermo del computer, ma quando ti separano due aerei e qualche migliaio di chilometri bisogna accontentarsi di una chat.

Sul lavoro invece potrebbe essere tutto diverso. Riunioni al telefono, verbali via mail e quando proprio ci si deve vedere una webcam ad alta definizione. Niente più voli alle 6 del mattino, niente più code chilometriche in tangenziale, niente più pranzi a parlare di calcio soprattuto nell'anno in cui la Samp è andata in B.
E invece....c'è ancora bisogno di stringersi le mani, di guardarsi nelle palle degli occhi, di dare importanza a un fornitore o un cliente andandolo a trovare anche solo per un caffè.

Eccomi quindi costretto a viaggiare più spesso per incontrare possibili partner che per vedere amici anche se la logica suggerisce il contrario.

Niente da fare il mondo del lavoro (italiano??) non è ancora pronto per la rivoluzione multimediale, preferisce firme fatte con una Mont Blanc a quelle digitali, accordi sanciti da una stretta di mano piuttosto che da una mail, intese trovate al ristorante anziché studiate a tavolino nell'interesse comune.
E così fino a quando non inventeranno il teletrasporto mi dovrò abituare a sveglie all'alba, cene all'Autogrill e a parlare dei cugini Genoani che militano in serie A.

Poi però non esisterebbero posti come il Lussemburgo dove molti si sono trasferiti qui proprio per quella necessità di presenza fisica che c'è nel mondo del lavoro e non ci sarebbero feste come quella di ieri sera con 50 persone provenienti dai posti più svariati: Turchia, Georgia, Francia, Germania, Spagna, Italia e via dicendo.
E lavorare sarebbe decisamente più noioso....e lo sarebbero anche le feste.

mercoledì 8 giugno 2011

I libri della City

Essendo London City Airport sprovvisto di transfer desk passo il tempo tra un volo e l'altro nell'unica libreria dell'aeroporto. Cito a caso tra i titoli: "Come investire i tuoi risparmi", "Cosa ti impedisce di avere successo", "Un libro che vale più di un MBA" e "Pensa in maniera brillante". Segue sezione guide turistiche e quella delle riviste tra cui Wired&co battono di gran lunga Auto&Fitness. Chiude minuscola sezione best-seller.
Va bene il pragmatismo british, ok che il target è piuttosto business, ma un bel romanzo?
Seduto nella lounge con "La versione di Barney" edizione Adelphi in mezzo a iPad e blackberry sembrò decisamente old style, ma distinguersi in certi casi è un vero piacere. Quasi quanto leggere un buon libro.

Ps: libreria dell'aeroporto di Malpensa: CQ, Vanity Fair, La Settimana Enigmistica e l'ultimo libro di Fabio Volo. W l'Italia!

lunedì 6 giugno 2011

The Italian way

La mia curiosità di capire come si lavora fuori dall'Italia è solo parzialmente soddisfatta.
Far parte di un team di una ventina di italiani è un po' come essere in una succursale del bel paese: ci portiamo dietro le sane e insane abitudini di chi ha fatto le nottate in ufficio a Milano e quel modo di lavorare un po' così tra una battuta e un'occhiata alla Gazzetta.
Ogni tanto però metto il naso negli altri open space dove il silenzio viene interrotto solo dal ticchettare delle tastiere, dove i telefoni non suonano con le sigle di Supercar o dei Simpson, ma si illuminano ad ogni chiamata ricevuta, dove le pause pranzo vengono consumate davanti al pc tra un morso al panino e un sorso di caffelatte.
Pause pranzo a parte (c'è una cucina dove i nordici riscaldano le zuppe portate da casa) il resto non è  poi così romanzato. Solo una volta ho sentito un chiacchiericcio inconsueto provenire dall'ufficio degli inglesi, ma era il giorno in cui si sposavano William e Kate e i monitor dei pc trasmettevano immagini live della bandiera inglese. Incorreggibili patrioti.
Nel team italiano invece, nonostante gli sforzi di essere puntuali alle riunioni, nonostante limitiamo al massimo schiamazzi e commenti sul campionato è impossibile resistere a lanciare una pallina di gommapiuma a un collega o a fare una battuta sulla prima pagina del Corriere.
E allora hanno ragione all'estero, gli italiani sono dei caciaroni che lavorano poco e malvolentieri e pensano solo al calcio e alla pastasciutta.

Ecco, sul lavorano poco avrei da ridire: mentre gli open space adiacenti si svuotano tra le 6 e le 6:30, gli italiani chiudono regolarmente l'ufficio accogliendo i guardiani notturni. Anche sul malvolentieri non sono d'accordo: semplicemente non riusciamo a evitare di condividere la passione per quello che facciamo con chi ci sta attorno, è più forte di noi dire la nostra, commentare, sentenziare. E infine le nostre pause pranzo sono la brutta copia della mangiate al ristorante che facevo un tempo: insalatina, panino e quando va di lusso un dolcetto della macchinetta.

L'italiano è fatto così, si adatta a quello che trova portando un po' di fantasia mediterranea in giro per il mondo. Quando può, alza la cornetta del telefono piuttosto che scrivere una mail, quando non  sa che pesci prendere, improvvisa e mai, ma proprio mai si prende troppo sul serio.
Lo ammetto, l'Italian way non è sicuramente il modo più efficiente di operare, ma almeno lavoriamo con il sorriso. E ci divertiamo.

domenica 5 giugno 2011

Il dono della sintesi

Classica conversazione a un tavolo di expat:

"Ora gestisco fondi per due bilioni di euro, tu sempre nelle Nazioni Unite?"
"Si sono nel team che si occupa di mantenere le relazioni diplomatiche tra l'Europa e i paesi del Sud America, e tu invece?"
"Io prima di venire qui vendevo ascensori, ora compro scarpe"

martedì 31 maggio 2011

La Padova che non ti aspetti

Se anche Padova ti sembra Barcellona, beh, ti devi fare due domande:

1. Cosa diavolo ci fai in Lussemburgo.
2. Come diavolo è che non eri mai stato a Padova prima.

L'ennesima dimostrazione che il Lussemburgo è un posto molto tranquillo arriva in occasione di una trasferta nel produttivo nord-est italiano.
Complici le radio venete che trasmettono canzoni come "Se telefonando", "Wake me up before you Go-Go" e "Amore disperato", complice l'odore di estate che entra dai finestrini, mi sembra di stare sul set di "Sapore di sale" già al casello dell'autostrada.
Punto dritto al centro, parcheggio tra biciclette e motorini ed eccomi in via Cavour.
Studenti con le birre in mano, imprenditori che sfoggiano le terze mogli, ragazzi come me che incontrano gli amici nel dopolavoro. Un dopolavoro un po' affollato: ore 10:30 e devo fare la coda per un tavolo. Sorrido pensando che se fossi in Lussemburgo mi dovrei accontentare di Pizza Hut o Mc Donald anziché di una tagliata di tonno.
E dopo di me ne arrivano ancora di gruppi (uno da 12 persone) che non resistono alla tentazione di cenare a cielo aperto.

Mi avevano detto che a Padova c'è la piazza più grande d'Europa e prima di andare in albergo decido di farci un salto.
Il navigatore mi guida tra vicoletti, porticati e le splendide chiese piene di cupole e absidi e eccomi dalle parti di Prato della Valle.

Un fiume di gente mi trascina verso il centro della piazza che altro non è che un prato appunto circondato da un fossato. Attraverso i ponti di pietra che collegano il lastricato dell'enorme piazza al giardino segreto e anche la sopracitata Barcellona impallidirebbe di fronte alla miriade di studenti che stava lì a godersi l'estate chi sdraiato sul prato, chi con un bottellòn in mano.

Ma è veramente sempre così Padova?
Il dubbio è lecito e  uscendo dalla piazza non resisto alla tentazione di chiedere delucidazioni a un vigile che reggeva in mano un etilometro:
“Ma è sempre così o c'è una manifestazione?”
“E' un evento straordinario" mi risponde.

Sarà anche straordinario, ma mi venisse voglia di prendere una seconda laurea un pensiero alla facoltà di Padova ce lo faccio sul serio.

domenica 29 maggio 2011

Il calendario condiviso

Incontrare qualcuno all'aeroporto è un classico.
Capita nei migliori film americani ed è capitato anche a me.
Di passaggio da Zurigo, o meglio bloccato a Zurigo a causa di una coincidenza persa, alzo gli occhi dal pc e vedo il mio ex capo.
Baci e abbracci ci andiamo a prendere un piacevolissimo caffè.
Capita un po' meno spesso di sentire un amico fraterno la domenica per scoprire che entrambi abbiamo un appuntamento a Bologna il venerdì mattina successivo.
Soprattutto se io vivo in Lussemburgo e lui in Danimarca.
Ritrovarsi a bere una birra nello stesso albergo e fare insieme il viaggio verso Genova è un qualcosa che forse non capita neanche nei film.
E allora mi chiedo quante volte ho quasi incrociato un amico in uno dei miei viaggi.
Va bene che c'è facebook che mi aggiorna costantemente su dove sono e su cosa fanno i miei amici più cari, ma sarei curioso di sapere se c'è qualcuno che conosco a Malpensa proprio ora mentre sto scrivendo.

Forse servirebbe davvero un calendario condiviso per non perdere neanche uno di questi incontri o forse è più giusto lasciarli al caso per non perdere quella magia di trovare una faccia conosciuta in qualche angolo sperduto del mondo.
Un po' come quando a 18 anni ho incontrato una mia amica in un parco semi-sconosciuto della costa ovest americana. Allora non c'erano i cellulari figurarsi facebook, c'era solo quella legge indimostrabile secondo la quale due persone che si sfiorano lontano da casa non possono non riconoscersi.

venerdì 27 maggio 2011

Cronaca di un trasloco

Mai farsi consegnare le chiavi di casa nuova il lunedì pomeriggio. Dopo aver cambiato città quelle 6 volte negli ultimi 5 anni avrei dovuto almeno imparare questa regola di base.

Si trasloca sempre di venerdì per poter sistemare tutto nel weekend con la dovuta calma.

Con davanti tutta una settimana di lavoro prendere possesso del nuovo appartamento può diventare un'esperienza traumatica.
Soprattutto se quel lunedì si deve anche riconsegnare la macchina affittata e bisogna sgomberare il residence.
Soprattutto se l'IKEA più vicina è in Belgio e non si ha una chiara idea di cosa possa servire: un letto e una libreria di sicuro e poi? Lenzuola, cuscini e portabiancheria li prendo, ma piatti, pentolee posate c'erano? Metto nel carrello anche due piantine e una lampada che mi piace con l'incubo di sfondare il limite di 600 € del bancomat italiano (carte di credito lussemburghesi non ancora pervenute) e quello del bagagliaio dell'A4 (allego foto) e posate c'erano? Metto nel carrello anche due piantine e una lampada che mi piace con l'incubo di sfondare il limite di 600 € del bancomat italiano (carte di credito lussemburghesi non ancora pervenute) e quello del bagagliaio dell'A4 (allego foto)


Soprattutto se poi i mobili dell'IKEA li devi anche montare: nutro seri sospetti sull'affidabilità di alcuni elementi strutturali fissati alla bene e meglio all'una di notte.

Quando arriva il martedì sera e entrando in casa ci sono scatoloni ovunque, la cucina da pulire e il frigo vuoto, si maledice quell'idea balzana di aver deciso di traslocare di lunedì pomeriggio.
E così via per tutte le altre sere della settimana fino all'arrivo del sospirato fine settimana insieme alla piacevole scoperta di non aver più nulla da montare o da lavare.
Solo allora quell'idea di fare il trasloco in settimana per non rovinarsi il weekend diventa quasi geniale. Quasi.

mercoledì 18 maggio 2011

Casetta nuova

In Lussemburgo la prima settimana si gira a piedi da quanto sembra piccolo, la seconda si valuta la bicicletta come valida alternativa alle lunghe passeggiate, dalla terza in poi ci si muove solo in macchina.
Saranno i saliscendi, sarà la paura che possa piovere da un momento all'altro ma le quattroruote diventano indispensabili.Probabilmente non si riescono ad abbandonare le vecchie abitudini e un punto "dall'altra parte" della città torna a essere qualcosa di tremendamente lontano.
Forse è per questo che quando ho detto di aver trovato casa sulla strada che porta a Beggen molti hanno commentato "così lontano?"
Io mi son fatto due conti e sto esattamente a 2,8 km dall'ufficio e 3,2 dal centro.
A Milano sarebbe Brera, ma questo è il Lussemburgo e così vado ad abitare "fuori città".
E ci vado in bicicletta.

venerdì 13 maggio 2011

Genova è

Genova una domenica di Maggio ti colpisce al cuore. Un giro in vespa sull'Aurelia, un tuffo in mare, un aperitivo sugli scogli e ti chiedi come hai fatto ad andartene via.
I genovesi una domenica di Maggio brontolano meno del solito e sembrano godersi un po' di più la vita e ti chiedi perché non lo fanno tutto l'anno.
Le ragazze genovesi una domenica di Maggio ti fan venire voglia di andare a vivere in un posto dove è sempre primavera.

Genova la ami, la odi e poi la ami ancora.
Genova è una città chiusa arroccata tra mare e monti.
I genovesi sono persone chiuse arroccate tra paura e diffidenza.

Genova ha tutto, ma non è mai abbastanza.
Genova ti fa venire voglia di aprire un baretto sugli scogli.
I genovesi non vedono l'ora che apra un nuovo baretto sul mare.

Genova è bella, ma bella davvero.
A Genova passano molti ma pochi si fermano.
I genovesi parlano con molti ma pochi li influenzano.

Genova ti lascia andare via perché sa che prima o poi torni.
All'improvviso ti ricordi che sei genovese pure tu e che i genovesi sono marinai e che i marinai girano il mondo.
E allora ricominci a girare il mondo per il solo piacere di tornare di tanto in tanto nell'unico porto che chiami casa.

venerdì 6 maggio 2011

Andata e (soprattutto) ritorno da Montelimar

Che sia per lavoro o per necessità partire dal Lussemburgo non è così facile.
A titolo di esempio se vi capitasse mai di dover andare per lavoro nel sud della Francia c'è un comodo treno che parte alle 6:40 di mattina con cambio a Parigi, ma non di binario, di stazione!
Mentre con gli occhi ancora chiusi saluto il taxista in uno stentato francese, un autobus ci supera ricordandomi che qui non solo i mezzi pubblici sono in orario, ma iniziano a passare ben prima dell'alba.
Con mia sorpresa il tassametro segna appena 2,5 euro al posto dei 9-10 che ero abituato a trovare a Milano. A disposizione del passeggero riviste di economia, giornali appena stampati e presa per caricare il cellulare.
7 minuti, 4 km e 12 euro dopo sono in stazione con in mano il biglietto da visita del taxista che mi esorta a richiamarlo al mio rientro.

6:07 am stazione del Lussemburgo. Rifletto che non ho ancora imparato a valutare distanza e traffico del Grand Ducato.

Da qui a Montelimar è una passeggiata, non si può dire lo stesso del ritorno.

L'inizio il viaggio di rientro è simile. Di nuovo taxi solo che stavolta siamo 4 colleghi, paghiamo 116 € e al posto dei giornali di economia ci sono due monitor LCD.
Stazione di Valence tra un pokerino e una battuta aspettiamo che il TGV parta, ma veniamo informati che il treno si è rotto, fuori tutti.

2 possibili soluzioni: andare a dormire a Parigi caricando tutto in nota spese o affittare una macchina.

Spinti da una forma insana di autolesionismo chiamato senso del dovere contrattiamo una Yaris con riconsegna al confine francese e permesso di espatriare in Lussemburgo.
E' andata più o meno così:

  • 623 km percorsi senza ausilio di navigatore né cartina
  • Avere evitato il guardrail dribblando un tir per entrare in autogrill quelle due o tre volte.
  • Una cena dal kebabbaro di Belleville che di bello ha solo il nome.
  • Qualche semaforo rosso
  • Scoprire di aver cenato a 15 km da quel paradiso culinario chiamato Borgogna.
  • Litri di coca cola
  • 2 cambi d'autista
  • Una foto ricordo in prossimità di Metz scattata dall'autovelox della gendarmerie.

3:30 am arriviamo in Lussemburgo, la macchina la riconsegniamo domani.

Ma qualcuno oggi a Metz c'è la riportata la macchina o no? Mi viene il dubbio...

....drin...drin...

“Pronto?” “Ciao Dani, cosa fai stasera?” “Sto scolando una pasta poi crollo nel letto, tu?” “Ti va di accompagnarmi a restituire la Yaris?” “Dammi mezz'ora e arrivo”

No non ce l'aveva portata nessuno.

sabato 30 aprile 2011

Il tocco finale

Due settimane di vita lussemburghese e ancora mancava qualcosa.

Mi sono registrato in comune, ho aperto un conto in banca, ho imparato che agli incroci si da sempre la precedenza a chi viene da destra anche se io procedo sulla strada principale e l'altro viene da una stradina che si perde in mezzo ai campi, conosco tutte le scorciatoie in bicicletta per aggirare salite che sembrano il Mortirolo (chi l'avrebbe mai detto che il Lussemburgo è un continuo sali e scendi?), ho trovato un supermercato aperto anche la domenica (autentico miraggio in una città dove alle 18:00 chiude tutto), ho pure un numero di telefono lussemburghese, ma non ci siamo ancora.

Poi ieri un improvviso temporale mi ha illuminato.
Lussemburgo pazzerello c'è il sole prendi l'ombrello

L'ombrello appunto, ecco cosa mi mancava. Un piccolo dettaglio, ma fondamentale. Beh, non sarà così difficile comprarne uno.

E invece...cito una mia amica local:

"non ci sono tanti posti che vendono ombrelli in lux… nonostante il clima…di fatto puoi scegliere fra Esprit, super-compatti a 20 euro o Longchamp, grandezza normale, 200 euro…"

Esprit fu!

mercoledì 27 aprile 2011

Il significato di 60 secondi

Sto riscoprendo l'esistenza dei minuti.
L'abitudine (italiana?) di approssimare il tempo in intervalli di 5, 10 o 15 minuti non può essere esportata nel centro europa. Se a Milano una riunione che inizia alle 11:00 può tranquillamente veder arrivare i primi partecipanti alle 11:10 senza che nessuno gridi allo scandalo (dalla mezz'ora di ritardo in poi ci si può iniziare ad alterare anche nel Bel Paese), in Lussemburgo la percezione del tempo è diversa.
L'autobus passa davanti al mio residence alle 8:24 il che vuol dire che transita fisicamente in un intervallo  temporale che va dalle 8:23 alle 8:25. Se ho una call-conference alle 16:00 significa che alle 15:58 ho già su le cuffie il microfono. Se il supermercato chiude alle 17:00 le saracinesche iniziano ad abbassarsi alle 16:59. E così via.
Tutto qui ti spinge a essere puntuale, pure a uno come me che nel quarto d'ora accademico ci ha sempre sguazzato.

Ma in fondo che cos'è un minuto? Per scoprirlo ho contato fino a sessanta.
...uno...due...tic...tac...trentaquattro...trentacinque...tic...tac..cinquantanove...

Domattina metto la sveglia alle 7:51 giusto perché avendo capito l'importanza di un minuto ho proprio voglia di godermi i miei sogni fino all'ultimo secondo disponibile.

domenica 24 aprile 2011

Missione Auchan

Frigo vuoto. Durante la settimana i supermercati del centro chiudono alle 17:00, impossibile recuperare anche solo un chilo di pasta. C'è un Auchan poco fuori città mi dicono, l'unico del Lussemburgo aggiungono.

Sabato mattina pre-pasquale e lunedì è tutto chiuso, mamme con bambini per mano, nonne che manovrano carrelli più grossi di un Cayenne, italiani, portoghesi, americani, tedeschi e francesi. Tutti qui.
Aggiungete un supermercato di 2 piani (il secondo ci ho messo un po' a trovarlo) con sole tre ore di parcheggio gratuito per comprare due pagine di lista della spesa che vanno dallo spazzolino al sugo già pronto,  passando per il vasetto di capperi, la salvia, la nutella e i piselli surgelati. Shakerate per bene e ottenete una tranquilla mattinata in un Auchan sconosciuto.

Spendo dieci minuti tra una colazione veloce e un giro di perlustrazione senza carrello giusto per capire dove sono finito. Recupero anche io un tir munito di quattro ruote da riempire e inizio col metodo classico: corsia per corsia.
Dal reparto succhi ne esco facile, biscotti non è un problema e dopo un paio di inversioni a U con manovra in retromarcia anche la pasta è andata.
Schivo un bambino che corre su un monopattino, evito pure le commesse dell'Auchan che lo inseguono sui pattini (non sto scherzando!), suono a una signora di mezza età palesemente contromano e proseguo la corsa.
Il primo ingorgo lo trovo nel reparto vini. C'è una barriera di gente davanti agli spumanti complice un banchetto con tanto di hostess che crea una strettoia: "Champagne analcolico per i vostri bambini a Pasqua. Comprate lo champagne analcolico!".
Aggiro il blocco grazie a una scorciatoia nella corsia delle confetture e raggiungo il reparto vini bianchi. Maledizione sono tutti francesi, andrà bene un vino dell'alta savoia per cucinare?
Seguo uno di quei porta pallet elettrici che mi apre un varco tra la folla e mi trovo in paradiso (allego foto)


Reparto birre da spillare due scaffali pieni che mi ci vorrebbe il grandangolo per fotografarli.
Resisto alla tentazione, passo veloce dalla carne e entro deciso nel reparto frutta e verdura. Il delirio, una commessa con tre mani continua a schiacciare numeri a caso su bilance che vengono riempite da una fila disordinata di persone. Unica soluzione possibile: aggirarsi a piedi tra fragole e pomodorini parcheggiando il carrello in terza fila. Ne esco tra un paio di spintoni.
Una volta scoperto che tovaglioli, attaccapanni, detersivi e dentifricio sono al piano di sopra la strada sembra in discesa, ma ecco che inaspettato nella lista arriva il pangrattato. Chiedo l'aiuto del pubblico traducendolo con "pan gratineè", ma mi indicano il reparto della farina.
Il tempo sta per scadere, arraffo qualcosa a caso da uno scaffale e mi butto verso le casse.

164,31 € di spesa. Il frigo è pieno.
Tutto sommato non è stata tragica considerando che nel pomeriggio sono andato in Francia a comprare una bicicletta attraversando la linea Maginot. Ma questa è un'altra storia.

giovedì 21 aprile 2011

La nonna e i mezzi di comunicazione

Prima di partire ho provato a convincere mia nonna a comprarsi un iPad. Per spiegarle i vantaggi dell'acquisto abbiamo simulato una chiamata soggiorno-camera mia tra l'iphone di mio fratello e il mio mac. La sua esclamazione"Ehi ma qui dentro ci si vede anche" sembrava far intendere che apprezzasse la tecnologia di Skype, ma una volta tornato in sala la sua decisione è stata irrevocabile: "Se non ci siete voi io in quel coso che manco ha i tasti non so proprio dove schiacciare" per poi concludere con un laconico "Il mio più grande rimpianto è quello di non aver imparato a usare il computer e ora sono troppo vecchia".
Parto quindi rassicurando la nonna che in Lussemburgo il mio numero italiano avrebbe funzionato e che ci saremmo sentiti con la telefonia tradizionale evitando qualsiasi nuova forma di tecnologia.
Lei oggi mi chiama ma non rispondo, richiamo ma stavolta non risponde lei.
Allora mi arriva il seguente messaggio: "Non sono riuscita a rispondere alle tue telefonate e poi non sono stata capace di richiamarti. NONNA"

Cara nonna a chiamare e a rispondere al cellulare forse hai qualche problema, con gli sms invece vai fortissimo. Forse hai ragione: l'iPad è un po' ostico, ma quanti a 85 anni suonati messaggiano con i nipoti?

Per la cronaca dieci minuti dopo è riuscita anche a chiamarmi.

mercoledì 20 aprile 2011

Quando ti trattano come un granduca

Arrivare in aeroporto e trovare una Audi A4 nuova di pacca ad aspettarti
Arrivare e andare a vivere in un bilocale da favola
Arrivare in ufficio e trovare pronti pc, scrivania e piano di inserimento.

La macchina e il bilocale tra un mese li devo restituire, il pc e la scrivania invece mi rimangono sul groppone, ma intanto mi godo il mio granducato anche se è solo per quattro settimane.
Nel frattempo vado al lavoro con il sorriso.

domenica 17 aprile 2011

Un problema facile

Testo
Quanti banchi check in l'aeroporto di Genova deve aprire se alle 13:10 parte un volo per Londra, alle 13:20 uno per Francoforte e alle 13:25 uno per Parigi?

Assunzioni
I voli per Parigi, Londra e Francoforte hanno rispettivamente 172, 238, 203 passeggeri
In media il 15% dei passeggeri ha effettuato il chek-in on line
Il primo passeggero di ogni volo arriva un'ora e 45 minuti prima del decollo e l'ultimo 40 minuti prima.
La procedura di check-in dura in media 4 minuti a passeggero

Soluzione
Circa il doppio dei banchi check-in che c'erano.

sabato 16 aprile 2011

Cosa ho messo nella valigia

Forse ti rendi conto di partire davvero quando inizi a fare la valigia.
Gli aperitivi di arrivederci con gli amici, le settimane di ferie tra un lavoro e l'altro, i biglietti di sola andata prenotati non danno lo stessa consapevolezza di 125 litri di valigia spalancati di fronte.
Ma io in questa enorme ostrica aperta davanti a me, cosa ci metto?
Più o meno questa è la lista:
  • Due vasetti di pesto, la focaccia no che mi diventa secca
  • Il quadretto di Pippo che scia da appendere nel mio nuovo soggiorno
  • Scarpe per qualunque sport comprese quelle da arrampicata: non si sa mai che in quel piattume del centro europa si trovi un masso per fare un po' di boulder
  • Il Mac pieno di foto
  • Il kit da ferrata (per chi tra i miei amici sa cosa vuol dire)
  • L'acquarello di Boccadasse, per ricordare che esiste il mare
  • La reflex
  • Il piccolo manuale delle decisioni strategiche
  • Un orologio da polso: già che vado a comprarli sarà il caso di iniziare a indossarne uno
e poi camicie, pantaloni e ancora camicie.

venerdì 15 aprile 2011

Chissà se mi abituerò mai all'efficienza lussemburghese

Hi Daniele,

As your arrival is approaching I wanted to check for your availability regarding registration process (needs to be done within 3 days after your arrival). As you are arriving Sunday evening we could combine registration on Monday. City hall opens at 8.00 so we can go there immediately in the morning and register you.
Best regards
Evelyne

Hi Evelyne,
Monday will be my first day of work in the new company and I have to be in the office at 9:00 am. 
Which are City hall opening hour?
Kind regards,
Daniele

Hi Daniele,
City hall already opens at 8.00 which means that we would be finished with registration at 8.30 so you can be at the office at 9.00. I could come pick you up at your temporary Monday morning and drive you to your office afterwards to make sure you will be in time.
Best regards
Evelyne

Dear Evelyne,
it sounds perfect. I'm used to Italian efficiency of City hall, that means at least half a morning lost.
See you on Monday at 8:00 am
Thank you
Daniele

mercoledì 13 aprile 2011

In perfetto stile "Vieni via con me" ecco la mia lista

La logica avrebbe preteso di ponderare con attenzione i pro e i contro. Io in realtà avevo già deciso di accettare ancor prima che mi arrivasse la proposta. Una giustificazione però bisogna pur scriverla fosse solo per ricordarsi tra un paio di mesi come diavolo sono finito in Lussemburgo.


Vado via perché prima o poi in un ascensore ci sarei rimasto chiuso davvero
Vado via per il piacere di tornare
Vado via per studiare il francese e il tedesco, rimarrei per non dimenticare il genovese
Vado via per vedere se fuori le cose funzionano, rimarrei per potermi lamentare che qui invece non funzioneranno mai
Vado via per pagare meno tasse, rimarrei per evaderle del tutto
Vado via perché non ho amicizie che "contano", rimarrei perché ho amici veri
Vado via perché sono curioso
Rimarrei per dare la colpa a qualcun altro
Vado via perché non voglio che mia figlia diventi una velina, rimarrei perché le donne italiane sono le più belle del mondo
Rimarrei per la pizza, la pasta e la focaccia, vado via perché ormai la Barilla esporta in tutto il mondo, anche in Lussemburgo
Vado via perché non c'è verso di far cadere il governo, rimarrei perché forse ci siamo quasi
Rimarrei per le brune, vado via per le bionde
Vado via per non smettere di imparare
Rimarrei per le Alpi, vado via perché con Ryanair le montagne non sono mai troppo lontane
Rimarrei perché in fondo in fondo non si stava così male nemmeno a Milano

Vado via perché in fondo non ho ancora trent'anni e a noi ventenni tutto è concesso, pure di sbagliare scappando.



sabato 9 aprile 2011

Cercavo una guida del Lussemburgo...

...e scopro che la Lonely Planet l'ha annesso al Belgio.
Due dati giusto per capire perché:
  • 2.586 Km quadrati: meno di metà Liguria
  • 473.000 abitanti poco più di due terzi di quelli di Genova
  • 100.000 anime nella capitale ovvero tre stadi Luigi Ferraris pieni
Adoro fare informazione.

venerdì 8 aprile 2011

Vita nuova, abiti nuovi

Come ci si vestirà in Lussemburgo?
Ho avuto le prime indicazioni ai colloqui quando, vestito da matrimonio con la mia cravatta gialla, mi è stato detto: "Qui è un ambiente molto informale come può vedere, se vuole si può togliere la cravatta..."
Ma la mia cravatta gialla porta fortuna e l'ho tenuta ben annodata al collo, al massimo ho ceduto alla tentazione di togliere la giacca negli interrogatori più duri.
Ricordo che il giorno in cui mi hanno imposto di mettere il vestito in ufficio ho pensato che giacca e cravatta potessero definitamente coprire la puzza di neolaureato e accettavo di dovermi svegliare dieci minuti prima per fare e rifare il nodo col sorriso di chi si sente proiettato in una entusiasmante carriera.
Dopo quattro anni la cravatta inizia a diventare un cappio, i vestiti un pigiama neanche troppo comodo e il casual Friday un miraggio già a metà settimana.
L'idea di andare al lavoro in jeans e maglietta mi stuzzica non poco.
Apro gli armadi, sposto gli acquisti fatti da Zara negli ultimi anni (mi dovrebbero fare azionista) e trovo magliette e pantaloni che usavo all'università, buoni al massimo per qualche scampagnata fuori porta.
Panico.
Per fortuna c'è l'outlet a Serravalle, armadio nuovo in un giorno.

lunedì 4 aprile 2011

I rapporti con la ex

Capita a tutti di rivedere la ex.
Capita a tutti di ripassare sotto il vecchio ufficio.
Se il vecchio ufficio è proprio in centro, beh capita un po' più spesso di indicare a un amico la finestra dove passavi le pause caffè dicendo: "Quelli lì è il mio ufficio, o meglio era..."
L'errore temporale è voluto, per ricordare a se stessi di un presente diventato passato.
Contrariamente a rivedere la ex, fa bene rivedere il vecchio ufficio, giusto per ricordarsi che è finita, giusto per gustare la libertà che può dare cambiare lavoro. Niente lista delle cose da fare il lunedì, niente panico da "l'avrò mandata quella mail la settimana scorsa?", niente di tutto questo.
Anzi, nelle due settimane che mi sono preso per trasferirmi dalla mia nuova fidanzata, il lunedì mattina me ne andrò a correre e quasi quasi passerò sotto al mio uffic...pardon...vecchio ufficio, tanto per vedere che effetto che fa stare lì fuori la mattina.
E così oggi ho fatto, almeno con il pensiero. E fa davvero un bell'effetto. Leggero.

domenica 3 aprile 2011

Mai usare il cellulare aziendale per scopi personali...

...se non vuoi trovarti a scrivere a metà della tua rubrica messaggi del tipo: "Cari, dal 1 Aprile (e non è un pesce) risponderà un'altra persona a questo numero. Il mio nuovo numero di cell è: +352......"

sabato 2 aprile 2011

Conversazioni lussemburghesi

Uomo sui 65: "Excuse moi..."
Io: "Je ne parle pas francais"
Uomo sui 65: "Entschuldingen..."
Io: "Sorry I don't speak neither German"
Uomo sui 65: "No problem, which language do you prefer?"
Io: "English is fine"
Uomo sui 65: "Perfect. Do you no where is Rue Clausen?"
Io: "I have no idea. I'm not from here..."

Primo contatto

La realtà non è quasi mai quella che si racconta: questa storia, per esempio, avrebbe dovuto iniziare con la ricerca di un nuovo lavoro, i colloqui, la trattativa sullo stipendio e i benefit, ma a me piaceva cominciare dalle dimissioni. Come un prologo, una premessa, la fine di qualcosa che proietta in una nuova esperienza.
La verità è che io in Lussemburgo una domenica già ce l'ho passata, giusto per dare uno sguardo in giro e capire che aria tira. Volevo girovagare a fare foto, ma ne ho scattata una sola questa qua:


Poi è iniziata quella pioggerellina fine fine che ti bagna alla distanza: lì per lì non te ne accorgi quasi, almeno finché non ti ritrovi i jeans appiccicaticci e la mappa sciolta in mano e capisci che forse la reflex è meglio metterla via, che tanto non c'è questa gran luce.
Sarebbe anche opportuno ricordarsi di portare su un ombrello la prossima volta, visto che qui non li vendono a ogni angolo.
Tranquillo, tutto molto, molto tranquillo. La poca gente che incontri ti sorride e fa cenni come se fossi un loro compaesano anche se sei un genovese che piuttosto che salutare un vecchio amico incontrato per caso si taglierebbe la lingua. E questa è una cosa buona.
La torta e il tè sono molto cari.

mercoledì 30 marzo 2011

Dimissionario

Se fare colloqui è come corteggiare un'altra ragazza, dare le dimissioni assomiglia a mollare la fidanzata.
"Le cose non vanno bene, non è più come prima, però possiamo rimanere amici"
Più o meno questo è il senso delle frasi che dico all'ormai ex capo, ai colleghi delle risorse umane e all'amministratore delegato che mi chiedono le motivazioni della mia scelta.
Se poi la nuova fiamma è una stangona del centro Europa, beh posso leggere nei loro occhi un minimo di gelosia per questa bionda che mi porta via.
I tentativi di riconciliazione con cene tra colleghi e promesse che il rapporto ha enormi margini di miglioramento rimangono un piacevole modo di salutarsi nonchè il dovuto riconoscimento del discreto lavoro svolto.
Esattamente quattro anni e cinque mesi, quattro trasferimenti, tre cambi di ruolo una fidanzata e un paio di storielle dopo il mio ingresso lascio un team di amici (capo compreso), milioni di mail scritte, altrettante di mail non lette, due cellulari portati all'estremo delle loro potenzialità, tre pc consumati e una macchina con ancora su le gomme da neve.
Detta così sembra un pezzo di vita, e effettivamente lo è. Sarà per questo che non riesco a fare il gesto dell'ombrello quando mi firmano le dimissioni e a togliermi tutti i sassolini dalle scarpe. Beninteso qualche soddisfazione me la sono presa, ma giusto per sfizio, tutto il resto me lo porto via con me, come ricordo di un bellissimo periodo della mia vita.
Chiusa una porta si apre un portone, dicono, e io di nuove sfide ne vedo proprio tante: nuova nazione, nuovo settore, nuove lingue da imparare e pure un blog dove raccontare le avventure di uno che in Italia proprio non ci riusciva a stare e che con tutti i posti che ci sono è capitato in quella piccola nazione chiamata Lussemburgo.