La mia curiosità di capire come si lavora fuori dall'Italia è solo parzialmente soddisfatta.
Far parte di un team di una ventina di italiani è un po' come essere in una succursale del bel paese: ci portiamo dietro le sane e insane abitudini di chi ha fatto le nottate in ufficio a Milano e quel modo di lavorare un po' così tra una battuta e un'occhiata alla Gazzetta.
Ogni tanto però metto il naso negli altri open space dove il silenzio viene interrotto solo dal ticchettare delle tastiere, dove i telefoni non suonano con le sigle di Supercar o dei Simpson, ma si illuminano ad ogni chiamata ricevuta, dove le pause pranzo vengono consumate davanti al pc tra un morso al panino e un sorso di caffelatte.
Pause pranzo a parte (c'è una cucina dove i nordici riscaldano le zuppe portate da casa) il resto non è poi così romanzato. Solo una volta ho sentito un chiacchiericcio inconsueto provenire dall'ufficio degli inglesi, ma era il giorno in cui si sposavano William e Kate e i monitor dei pc trasmettevano immagini live della bandiera inglese. Incorreggibili patrioti.
Nel team italiano invece, nonostante gli sforzi di essere puntuali alle riunioni, nonostante limitiamo al massimo schiamazzi e commenti sul campionato è impossibile resistere a lanciare una pallina di gommapiuma a un collega o a fare una battuta sulla prima pagina del Corriere.
E allora hanno ragione all'estero, gli italiani sono dei caciaroni che lavorano poco e malvolentieri e pensano solo al calcio e alla pastasciutta.
Ecco, sul lavorano poco avrei da ridire: mentre gli open space adiacenti si svuotano tra le 6 e le 6:30, gli italiani chiudono regolarmente l'ufficio accogliendo i guardiani notturni. Anche sul malvolentieri non sono d'accordo: semplicemente non riusciamo a evitare di condividere la passione per quello che facciamo con chi ci sta attorno, è più forte di noi dire la nostra, commentare, sentenziare. E infine le nostre pause pranzo sono la brutta copia della mangiate al ristorante che facevo un tempo: insalatina, panino e quando va di lusso un dolcetto della macchinetta.
L'italiano è fatto così, si adatta a quello che trova portando un po' di fantasia mediterranea in giro per il mondo. Quando può, alza la cornetta del telefono piuttosto che scrivere una mail, quando non sa che pesci prendere, improvvisa e mai, ma proprio mai si prende troppo sul serio.
Lo ammetto, l'Italian way non è sicuramente il modo più efficiente di operare, ma almeno lavoriamo con il sorriso. E ci divertiamo.
1 commento:
"... non riusciamo a evitare di condividere..." come e' vero!... un meraviglioso mood molto latino versus quello anglosassone... almeno così ebbi modo di testare nelle Americhe ...
... Grazie per questo spaccato di un expat.. Mi permetto di aggiungere pause caffè e pause siga, alla tua salutista panoramica d'ufficio! :D
a.brix
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