martedì 28 giugno 2011

Trucchi e trucchetti

Sarà che avevo appena pagato una colazione allo Sheraton di Malpensa qualcosa come 19 euro (mi avevano fatto intuire fosse inclusa) e mi sentivo già abbastanza preso in giro.
Sarà che il risotto della sera prima (stesso albergo, 22 euro) mi era rimasto sullo stomaco.
Sarà che ci sono quelle mattine che ci metto un po' più del solito prima di fate il primo sorriso della giornata.

Ma quando la signorina dell'autonoleggio Budget (un nome, un programma) mi ha gentilmente fatto notare che la mia tariffa non comprendeva la RC auto e mi ha chiesto se la volevo, un po' mi sono girate. E ho fatto proprio fatica a trattenere un "Mi scusi le gomme ce le ha o sono un optional?".
Mordendomi il labbro mi è uscito un comunque non troppo amichevole: "Pensavo che in Italia fosse obbligatoria per legge"
Al che lei replica: "Molti americani ce l'hanno di conseguenza non la mettiamo nella tariffa base"
Si meriterebbe un "Può essere, ma Malpensa mi risulta Europa".
"E quanto sarebbe il supplemento?" chiedo seccato.
"293 euro più iva"

Rapido check al banco della Hertz dove la coda arriva al terminal degli arrivi, da Maggiore l'ultima volta mi hanno affittato una 500 con gli interni di un treno regionale degli anni '80, Thrifty mi ha da poco rifilato una sola a benzina con 60000 km, un cartello che diceva se vuoi puoi anche comprarla e il liquido lavavetri finito, Avis costa uguale e magari non hanno macchine. Accettare la quasi triplicazione di quanto pattuito è la scelta più indolore.

"La prendo, ma eviti lo sforzo di registrarmi come cliente visto che è impossibile che mi rivediate"
"i prezzi non li faccio mica io" replica questa dimostrando meno attaccamento alla maglia di Ibrahimovic.

Ancora gliene viene...Ommm...

giovedì 23 giugno 2011

Il compleanno del Granduca

Mi immaginavo una festa nazionale simile alle nostra sagre in riviera, che so i fuochi di Recco, la sagra del pesce di Camogli, con i banchetti e l'orchestrina che suona. Perché una città con quasi 100.000 anime anche se è la capitale di uno stato assomiglia di più a un paesello.

E invece chi l'avrebbe mai detto che al Granduca piace la musica techno?
E non solo quella....palchi in ogni angolo del centro, sulle mura e sul fiume ognuno con il suo genere: rock, disco, classica, jazz, revival, etc. Poi i fuochi e che fuochi, roba che la due giorni a Recco impallidirebbe. E gente ovunque tanto che ti chiedi da dove diavolo sono il resto dell'anno.

Quel tranquillo paese del Lussemburgo trasformato in un party a cielo aperto una delle poche serate che la pioggia ha dato una tregua. Da non credere. Quando alle 4 passate ho abbandonato il centro la notte bianca lussemburghese era ancora nel pieno e anche se mi hanno smontato la gomma davanti della bicicletta e sono dovuto tornare a casa a piedi non me la sono presa così tanto perché di serate così se ne vedono poche.

domenica 19 giugno 2011

Il teletrasporto

Parlo con i miei amici più lontani via Skype, so sempre cosa fanno e dove sono tramite Facebook e quando proprio non ci incontra on line, beh c'è sempre la classica vecchia mail per tenersi aggiornati. Loro leggono i miei pensieri sul blog ed è come se non fossi mai partito.

E' facile non perdersi di vista, anzi ora che per necessità comunico in maniera multimediale alle volte mi sembra di sapere più cose su chi per un motivo o per l'altro non riuscivo a frequentare così spesso come avrei voluto.

E' ovvio che tra amici il vero piacere è stare insieme, trovarsi a chiacchierare di fronte a una birra e non con davanti lo schermo del computer, ma quando ti separano due aerei e qualche migliaio di chilometri bisogna accontentarsi di una chat.

Sul lavoro invece potrebbe essere tutto diverso. Riunioni al telefono, verbali via mail e quando proprio ci si deve vedere una webcam ad alta definizione. Niente più voli alle 6 del mattino, niente più code chilometriche in tangenziale, niente più pranzi a parlare di calcio soprattuto nell'anno in cui la Samp è andata in B.
E invece....c'è ancora bisogno di stringersi le mani, di guardarsi nelle palle degli occhi, di dare importanza a un fornitore o un cliente andandolo a trovare anche solo per un caffè.

Eccomi quindi costretto a viaggiare più spesso per incontrare possibili partner che per vedere amici anche se la logica suggerisce il contrario.

Niente da fare il mondo del lavoro (italiano??) non è ancora pronto per la rivoluzione multimediale, preferisce firme fatte con una Mont Blanc a quelle digitali, accordi sanciti da una stretta di mano piuttosto che da una mail, intese trovate al ristorante anziché studiate a tavolino nell'interesse comune.
E così fino a quando non inventeranno il teletrasporto mi dovrò abituare a sveglie all'alba, cene all'Autogrill e a parlare dei cugini Genoani che militano in serie A.

Poi però non esisterebbero posti come il Lussemburgo dove molti si sono trasferiti qui proprio per quella necessità di presenza fisica che c'è nel mondo del lavoro e non ci sarebbero feste come quella di ieri sera con 50 persone provenienti dai posti più svariati: Turchia, Georgia, Francia, Germania, Spagna, Italia e via dicendo.
E lavorare sarebbe decisamente più noioso....e lo sarebbero anche le feste.

mercoledì 8 giugno 2011

I libri della City

Essendo London City Airport sprovvisto di transfer desk passo il tempo tra un volo e l'altro nell'unica libreria dell'aeroporto. Cito a caso tra i titoli: "Come investire i tuoi risparmi", "Cosa ti impedisce di avere successo", "Un libro che vale più di un MBA" e "Pensa in maniera brillante". Segue sezione guide turistiche e quella delle riviste tra cui Wired&co battono di gran lunga Auto&Fitness. Chiude minuscola sezione best-seller.
Va bene il pragmatismo british, ok che il target è piuttosto business, ma un bel romanzo?
Seduto nella lounge con "La versione di Barney" edizione Adelphi in mezzo a iPad e blackberry sembrò decisamente old style, ma distinguersi in certi casi è un vero piacere. Quasi quanto leggere un buon libro.

Ps: libreria dell'aeroporto di Malpensa: CQ, Vanity Fair, La Settimana Enigmistica e l'ultimo libro di Fabio Volo. W l'Italia!

lunedì 6 giugno 2011

The Italian way

La mia curiosità di capire come si lavora fuori dall'Italia è solo parzialmente soddisfatta.
Far parte di un team di una ventina di italiani è un po' come essere in una succursale del bel paese: ci portiamo dietro le sane e insane abitudini di chi ha fatto le nottate in ufficio a Milano e quel modo di lavorare un po' così tra una battuta e un'occhiata alla Gazzetta.
Ogni tanto però metto il naso negli altri open space dove il silenzio viene interrotto solo dal ticchettare delle tastiere, dove i telefoni non suonano con le sigle di Supercar o dei Simpson, ma si illuminano ad ogni chiamata ricevuta, dove le pause pranzo vengono consumate davanti al pc tra un morso al panino e un sorso di caffelatte.
Pause pranzo a parte (c'è una cucina dove i nordici riscaldano le zuppe portate da casa) il resto non è  poi così romanzato. Solo una volta ho sentito un chiacchiericcio inconsueto provenire dall'ufficio degli inglesi, ma era il giorno in cui si sposavano William e Kate e i monitor dei pc trasmettevano immagini live della bandiera inglese. Incorreggibili patrioti.
Nel team italiano invece, nonostante gli sforzi di essere puntuali alle riunioni, nonostante limitiamo al massimo schiamazzi e commenti sul campionato è impossibile resistere a lanciare una pallina di gommapiuma a un collega o a fare una battuta sulla prima pagina del Corriere.
E allora hanno ragione all'estero, gli italiani sono dei caciaroni che lavorano poco e malvolentieri e pensano solo al calcio e alla pastasciutta.

Ecco, sul lavorano poco avrei da ridire: mentre gli open space adiacenti si svuotano tra le 6 e le 6:30, gli italiani chiudono regolarmente l'ufficio accogliendo i guardiani notturni. Anche sul malvolentieri non sono d'accordo: semplicemente non riusciamo a evitare di condividere la passione per quello che facciamo con chi ci sta attorno, è più forte di noi dire la nostra, commentare, sentenziare. E infine le nostre pause pranzo sono la brutta copia della mangiate al ristorante che facevo un tempo: insalatina, panino e quando va di lusso un dolcetto della macchinetta.

L'italiano è fatto così, si adatta a quello che trova portando un po' di fantasia mediterranea in giro per il mondo. Quando può, alza la cornetta del telefono piuttosto che scrivere una mail, quando non  sa che pesci prendere, improvvisa e mai, ma proprio mai si prende troppo sul serio.
Lo ammetto, l'Italian way non è sicuramente il modo più efficiente di operare, ma almeno lavoriamo con il sorriso. E ci divertiamo.

domenica 5 giugno 2011

Il dono della sintesi

Classica conversazione a un tavolo di expat:

"Ora gestisco fondi per due bilioni di euro, tu sempre nelle Nazioni Unite?"
"Si sono nel team che si occupa di mantenere le relazioni diplomatiche tra l'Europa e i paesi del Sud America, e tu invece?"
"Io prima di venire qui vendevo ascensori, ora compro scarpe"