Credo sia esattamente uguale a compierli in qualunque altra parte del mondo: la tartaruga che hai al posto degli addominali si capovolge e decide di mostrare a tutti il suo guscio, i capelli più chiari che spuntano qua e là non sono un revival della chioma bionda che avevi da piccolo, ma un anticipo della pelata bianca che avrai e quel dolore alle costole che ti mozza il fiato non è un pneumotorace, ma un invito a correre meno chilometri e a farlo più spesso.
Trent'anni arrivano così. Inaspettatamente.
Iniziano quasi il giorno prima, tra una telefonata della nonna che ti fa gli auguri in anticipo perché, cito testualmente, "domani ho mille impegni e non so se ho tempo per chiamarti" e la migliore amica che ha sonno e non riesce più ad aspettare la mezzanotte e ti chiama appena butti già con la nonna.
Trent'anni arrivano proprio così. Improvvisamente.
Da un giorno all'altro ti dimentichi le cose, gli spagnoli ti battono a calcio con tanto di sombrero e il venerdì sera hai sonno, tanto sonno.
Poi ripensi che nel decennio appena trascorso ti sei stirato un muscolo starnutendo, hai dimenticato di fare gli auguri a tuo fratello quando era il suo di compleanno, gli spagnoli hanno vinto il mondiale e hai cancellato da tempo sabati e domeniche mattine dal calendario (a meno che non ci sia da andare a sciare)... e allora scopri che con i 29+1 non è cambiato molto.
Un taglio alla barba con la speranza di tagliare via anche qualche annetto, un paio di litri di birra per sconfiggere la 3-fobia, gli amici vicini e lontani che se la ridono e ti prendono in giro come tu hai fatto quando toccava a loro e inaspettatamente, quasi improvvisamente questo trentesimo compleanno volge al termine.
Per sentirmi maturo e saggio aspetterò i quaranta.